Demografia in calo, precariato diffuso e pensioni più alte delle retribuzioni. Crescono entrate e occupazione, ma la sfida è rendere il lavoro dignitoso e attrattivo per i giovani.
L’Umbria cresce, ma zoppica. È questa l’immagine che emerge dal Rapporto Inps Umbria 2024, presentato a Perugia nella sede della Scuola di Lingue Estere dell’Esercito. La regione registra un mercato del lavoro più dinamico, con un tasso di disoccupazione in calo dal 6% al 4,8% — meglio della media nazionale (6,8%) — ma deve ancora fare i conti con stipendi troppo bassi, un tessuto produttivo fragile e una popolazione che invecchia rapidamente.
I numeri parlano chiaro: a fronte di 850 mila abitanti, i pensionati sono 299.054 (136.096 uomini e 162.958 donne), mentre i Neet — giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano — sono oltre 12 mila. In altre parole, le pensioni superano spesso i salari e le retribuzioni umbre restano al di sotto della media italiana per entrambi i sessi.
“Restituiamo alla comunità un’analisi puntuale – ha spiegato il direttore regionale Inps, Antonio Maria Di Marco Pizzongolo – in un contesto di lieve calo demografico (-3.785 persone) ma con segnali incoraggianti sul fronte occupazionale.”
Microimprese in prima linea, ma il lavoro resta precario
A trainare l’economia regionale non sono le grandi aziende, ma la rete diffusa di microimprese: oltre il 90% ha meno di dieci dipendenti e opera principalmente nel terziario, nell’industria leggera e nell’agricoltura. Un modello resiliente ma vulnerabile, spesso caratterizzato da contratti a termine e bassi livelli di produttività.
“Il sistema tiene – ha sottolineato Roberto Ghiselli, presidente del Consiglio d’indirizzo e vigilanza Inps – ma dobbiamo fare un salto di qualità. La crescita non può essere solo quantitativa: serve più stabilità e più dignità, soprattutto per i giovani.”
Due novità: sportello a Norcia e verbale unico per la disabilità
Il 2024 è stato anche l’anno di un rafforzamento organizzativo. Due le innovazioni principali:
- L’apertura di un ufficio Inps a Norcia, che porta finalmente servizi diretti nella Valnerina.
- La sperimentazione del verbale unico di disabilità nella provincia di Perugia, uno strumento che semplifica l’accertamento dell’invalidità civile e l’accesso alle prestazioni collegate.
Una novità importante in una regione che detiene il primato nazionale per numero di invalidi civili in rapporto alla popolazione.
Più entrate e più pensioni, ma il divario di genere resta
Sul piano economico il bilancio è positivo: le entrate contributive sono aumentate di 140 milioni di euro e le pensioni erogate sono salite da 224 mila a 253 mila, effetto diretto dell’uscita dal lavoro dei nati negli anni ’60. Le ore di cassa integrazione diminuiscono e i beneficiari di ammortizzatori sociali calano leggermente, da 14.494 a 13.806.
Resta invece ampio il divario di genere: le pensioni medie maschili si attestano intorno a 1.800 euro lordi contro i 1.300 delle donne, che continuano a essere la maggioranza tra i pensionati. Inoltre, le lavoratrici sono ancora più esposte a contratti part-time e precari.
“Siamo tra le poche amministrazioni ad aver ottenuto la certificazione per la parità di genere – ha ricordato Stefano Lo Re, direttore provinciale di Perugia –. Da noi le dirigenti sono il 50%, contro il 20% della media nazionale.”
Assegno di inclusione: numeri contenuti
Sul fronte delle politiche sociali, il nuovo assegno di inclusione — che ha sostituito il Reddito di cittadinanza — registra numeri ancora limitati: nel 2024 sono state accolte 6.706 domande. I criteri più rigidi e la gestione centralizzata hanno rallentato l’erogazione, spesso costringendo le sedi locali a fungere da intermediari.
Una regione piccola ma solida, la definisce Ghiselli: contribuisce con 1,4 miliardi al bilancio nazionale e cresce nelle entrate e nell’occupazione. Ma la demografia in calo, la precarietà diffusa e un welfare da ripensare restano i nodi cruciali.
“Consolidare la crescita, ma renderla qualitativa – ha concluso –. Solo così l’Umbria potrà trasformare la ripresa numerica in un vero progresso sociale, capace di trattenere i giovani e valorizzare il lavoro di tutti.”
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