
A dieci anni dalla scomparsa, una mostra diffusa omaggia Sergio Coppi, testimone sensibile della vita sociale, politica e culturale ternana. Un itinerario fotografico tra memoria e identità
A dieci anni dalla sua scomparsa, la città rende omaggio a uno dei suoi occhi più attenti e poetici: Sergio Coppi, fotografo ternano scomparso il 19 giugno 2015 all’età di 69 anni, torna a raccontare il territorio con la mostra diffusa “Sergio Coppi – Fotografo ambulante”, inaugurata proprio il 19 giugno scorso tra Terni e Cesi.
Il titolo dell’esposizione non è un’etichetta poetica, ma una dichiarazione d’intenti. Coppi si definiva così: “fotografo ambulante”, perché non ha mai voluto rinchiudersi in uno studio. Preferiva la strada, gli eventi popolari, le situazioni sociali in divenire. Voleva esserci, e lo faceva con una macchina fotografica in mano e una curiosità sincera negli occhi.
Un racconto per immagini, un’identità che si svela
La mostra, curata da Francesco Maria Giuli, Francesco Santaniello e Fabio Coppi, fa parte del più ampio progetto “PAZ – il design errante / esperienza Cesi”, promosso dal Comune di Terni in collaborazione con ADD Comunicazione ed eventi di Tender soc. coop. arl. all’interno dell’ambizioso programma “Cesi 2026 – Cesi porta dell’Umbria”.
Fino al 31 luglio, il pubblico potrà immergersi nel mondo di Coppi attraverso un percorso espositivo articolato su tre sedi, tra città e borgo, che accompagna il visitatore lungo un itinerario tematico e geografico: un vero e proprio “cammino fotografico” tra i luoghi che hanno formato, ispirato e custodito lo sguardo del fotografo.
Le sedi della memoria
- Sala Apollo e Dafne di Palazzo Carrara – Terni
(Lunedì, mercoledì e venerdì: 10:00–12:30 / 17:00–19:00) - Chiostrina della Biblioteca Comunale di Terni
(Negli orari di apertura della biblioteca) - Chiesa di Sant’Angelo presso Palazzo Contelori – Cesi
(Tutti i giorni: 09:00–19:00)
Questa scelta diffusa delle sedi non è casuale: ricalca la logica del “design errante”, cuore del progetto PAZ, e riflette perfettamente l’approccio di Coppi al suo mestiere. Le sue fotografie non erano “messe in posa”, ma raccolte lungo il cammino.
“C’ero anch’io”: la fotografia come testimonianza viva
«L’interesse di Sergio Coppi – si legge nel comunicato degli organizzatori – era rivolto soprattutto alla gente, alle situazioni sociali, agli eventi della collettività. Le sue fotografie raccontano storie personali e collettive che iniziano non con il consueto “C’era una volta…” ma con un incisivo “C’ero anch’io!”».
Un’affermazione che riassume perfettamente il senso della sua opera: Coppi non era un semplice cronista visivo, era parte del racconto. Le sue immagini hanno documentato mezzo secolo di vita ternana, ma sempre dal punto di vista interno, partecipe, emotivamente coinvolto.
Cinque istantanee, cinque frammenti di storia
Tra i tanti scatti in mostra, cinque fotografie simboliche condensano lo spirito della città e la sua traiettoria storica:
- Sandro Pertini con casco tra gli operai dell’Acciaieria,
- Papa Giovanni Paolo II inginocchiato nel Duomo,
- Enrico Berlinguer di spalle, davanti alla folla di Piazza del Popolo,
- Un concerto di Umbria Jazz a Villa Lago,
- Il montaggio della “Lancia di Luce” di Arnaldo Pomodoro.
Sono immagini che non hanno bisogno di didascalie: parlano con la luce, con la composizione, con l’empatia di chi ha saputo fermare il tempo senza mai arrestare la vita.
Una mostra da vivere, non solo da guardare
In un tempo in cui l’immagine è ovunque, questa mostra ci ricorda che non tutte le foto sono uguali. Quelle di Sergio Coppi non sono semplici “scatti”, ma testimonianze emotive. Non cercano la perfezione, ma la verità. Sono, a modo loro, atti d’amore per una città, per le persone che la abitano, per le storie che la attraversano.
Andare a vedere questa mostra non è solo un gesto culturale: è un modo per riconciliarsi con l’idea di comunità, per riscoprire una città nello specchio del suo osservatore più sensibile. Uno che, davvero, “c’ero anch’io”.
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