Oltre mille iscritti tra Perugia e Terni, ma pochi promossi agli esami chiave. Tra errori nelle prove, correttivi ministeriali e graduatorie a rischio, il nuovo sistema di accesso potrebbe lasciare scoperti molti posti in una regione già in carenza di personale sanitario
La riforma nazionale dell’accesso ai corsi di Medicina, presentata come una svolta verso un sistema più equo e meritocratico, sta mostrando le prime crepe anche in Umbria. L’abolizione del tradizionale test d’ingresso, sostituito da un semestre “filtro” o “aperto”, avrebbe dovuto ampliare le opportunità per gli studenti e selezionare i futuri medici sulla base di competenze effettive e misurabili.
Nei fatti, però, il nuovo modello sta producendo effetti inattesi, soprattutto nei territori più piccoli. In una regione che da anni denuncia una cronica carenza di professionisti sanitari, il rischio concreto è che il meccanismo di selezione finisca per ridurre ulteriormente il numero di studenti ammessi al percorso di Medicina e Chirurgia, lasciando scoperti posti già programmati.
Oltre 1000 studenti hanno scelto l’Università degli studi di Perugia, con sede anche a Terni, per concorrere al nuovo ingresso in Medicina e Chirurgia, un numero elevatissimo rispetto ai circa 350 posti previsti per il corso di laurea. La selezione avviene attraverso il superamento di tre esami fondamentali: Biologia, Chimica e Fisica. I risultati emersi dal primo appello, tenutosi il 20 novembre, parlano chiaro; solo una minoranza è riuscita ad ottenere la sufficienza in tutte e tre le materie, mentre una parte comunque limitata, circa il 22%, ha superato solo due prove su tre. La maggioranza, invece, si trova in una posizione incerta o già esclusa dalla possibilità di proseguire il percorso.
Per i risultati del secondo appello, svoltosi in data 10 dicembre, bisognerà attendere sino al 23 dicembre. Dato certo è che sono stati rivelati degli errori nella prova di Fisica, confermati anche dal ministro dell’Università e della Ricerca Annamaria Bernini. Al netto di questo, il Ministero dell’Università ha preso la decisione di attribuire automaticamente un punto a tutti i candidati, come misura compensativa.
Il rischio ora concreto è che molti dei posti programmati rimangano senza assegnatari. Una situazione paradossale per una regione che da anni lamenta la carenza di professionisti sanitari. Per evitare che le graduatorie risultino troppo esigue, a livello nazionale si sta discutendo un cambio di rotta, ovvero la possibilità di includere anche gli studenti con due esami superati, consentendo loro di recuperare il terzo esame in un secondo momento.
In attesa di indicazioni ufficiali, tra gli studenti prevalgono smarrimento e preoccupazione. Il semestre aperto ha dato a molti la possibilità di mettersi alla prova, e di accumulare crediti formativi per altri corsi affini a Medicina, ma l’elevata difficoltà delle prove sembra aver trasformato il percorso in una selezione ancora più complessa della precedente. Quello che doveva essere un sistema più equo rischia così di lasciare l’Umbria con un numero ridotto di aspiranti medici, proprio nel momento in cui la regione avrebbe bisogno dell’esatto contrario.
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